L’estate se ne andrà lasciandoci un conto salato delle bollette. “E si presenta” – secondo Dania Sartorato – presidente dell’Unione provinciale Confcommercio e di Fipe, come la nuova “pandemia”. Le associazioni territoriali sono intasate di messaggi e proteste, c’è il rischio di rivolta sociale o di sciopero fiscale. La crisi di Governo e l’approdo alle elezioni anticipate hanno aggravato la situazione: “abbiamo pronto il documento con le richieste alla Politica. E’ urgente rilanciare in sede europea l’iniziativa sul cosiddetto Energy Recovery Fund, puntando alla fissazione di un tetto al prezzo del gas ed alla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità. Occorre inoltre il dilazionamento automatico degli importi, oltre al rinnovo e al rafforzamento dei crediti di imposta per le imprese non “energivore” e non “gasivore’ riducendo gli oneri generali di sistema e le accise sui carburanti, perché quanto fatto fino ad ora non è per nulla sufficiente. Senza contare il clima pesante in generale che coinvolge anche i consumatori che non aiuta di certo la crescita, la coesione sociale e la fruizione dei consumi. Fipe, vista la situazione, a giorni attiverà l’iniziativa bollette in vetrina all’interno della quale i gestori incorniceranno ed esporranno nel locale le bollette “monstre” così da essere totalmente trasparenti nei confronti dei clienti, anche se non c’è alcun bisogno di giustificare, ma si rischia l’effetto “caccia alle streghe” come se le impennate, pur parziali, ma obbligate di alcuni listini fossero frutto di una colpa imprenditoriale”.

Le bollette “monstre” e i rincari sono realtà quotidiana che arrivano negli uffici delle 4 Ascom territoriali di Treviso, Castelfranco, Oderzo, Vittorio Veneto: tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumenti della spesa annuale sono arrivati a toccare il 122% per l’elettricità ed il 154% per il gas, con punte del 300%. Si stima che nel 2022 le imprese del terziario trevigiano spenderanno in energia circa 24 miliardi, più del doppio rispetto all’anno precedente. Per gli alberghi il costo della sola bolletta energetica per ogni cliente è di 16 euro, l’anno scorso di 8 euro. Un bar-pasticceria di medie dimensioni, a luglio 2021 ha speso 2.307 euro per 9.383 Kwh di consumi di energia elettrica, a luglio di quest’anno ha speso 10.243 euro per 11.721 Kwh con un costo al Kwh che è salito da 0,16 a 0,69 euro.

Nel mandamento di Treviso” – spiega il presidente di Ascom Treviso Federico Capraro – “la tensione c’è e si sente tutta. Ricevo quotidianamente decine di messaggi da associati che non sanno come pagare e da Sindaci che sperano nella tenuta delle piccole attività nei loro paesi, ben consapevoli che se chiude un piccolo alimentare si creano danni per la popolazione. E’ evidente che nella prossima legislatura i nodi della riforma della fiscalità energetica dovranno essere affrontati con determinazione”.

A Castelfranco” – spiega il presidente di Ascom Castelfranco Pierluigi Sartorello – “la situazione è identica. Si salvano, solo in parte, quelle pochissime imprese lungimiranti che in periodo di benessere hanno investito, accedendo ai finanziamenti, sull’efficientamento energetico e che ora traggono qualche beneficio, ma sono la minima parte. I costi per la stragrande maggioranza delle imprese sono insostenibili ed il ritocco dei prezzi inevitabile per la sopravvivenza dei negozi”.

A Oderzo-Motta” – prosegue il presidente di Ascom Oderzo Rino Rinaldin – “sono a rischio anche attività storiche che seguiamo da anni. L’indebolimento era iniziato con la pandemia, i ristori e i vari decreti aiuti, soprattutto per la ristorazione, non sono bastati ed ora, con i rincari energetici, la situazione si è aggravata, a fine anno molti prenderanno decisioni drastiche”.

A Vittorio Veneto” – conclude il presidente di Ascom Vittorio Veneto Michele Paludetti – “confermiamo tutto. Alcune imprese hanno già messo in moto dei nuovi atteggiamenti “difensivi”: chiudono al pomeriggio, spengono le luci alla sera, organizzano gli orari in maniera diversa. Soluzioni tampone che ci fanno capire non solo la gravità del problema, ma quanto incide sulla vita sociale e delle città e dei piccoli paesi. Il rischio di trovarsi sempre più botteghe chiuse, luci spente, piazze e vie deserte sta diventando realtà”.