L’Ocse ha recentemente annunciato che il 27% dei posti di lavoro nei principali Paesi si basa su competenze che potrebbero essere facilmente automatizzate con l’IA (Intelligenza Artificiale).

Inoltre, il conseguente rapporto sull’occupazione ha rilevato come il 27% dei posti di lavoro di fatto potrebbe essere a rischio (perché sostituito dall’automazione) e che le professioni altamente qualificate potrebbero essere quelle maggiormente a rischio.

Automazione: come incide sui posti di lavoro

“Sebbene l’adozione dell’IA da parte delle imprese sia ancora relativamente bassa, i rapidi progressi compiuti anche con l’IA generativa (ad esempio ChatGPT), la diminuzione dei costi e la crescente disponibilità di lavoratori con competenze in materia di IA suggeriscono che i Paesi Ocse potrebbero essere sull’orlo di una rivoluzione dell’IA”, si legge nell’Employment Outlook 2023 dell’organizzazione.

Si prevede, dunque, che l’IA avrà l’impatto maggiore sui posti di lavoro altamente qualificati in settori come la medicina, la legge e la finanza, il che potrebbe portare a grandi sconvolgimenti nel mercato del lavoro.

Le professioni interessate

“Le professioni nel campo della finanza, della medicina e delle attività legali, che spesso richiedono molti anni di istruzione e le cui funzioni principali si basano sull’esperienza accumulata per prendere decisioni, potrebbero improvvisamente trovarsi a rischio automazione da parte dell’IA”, ha dichiarato l’Ocse in una nota.

Entrando nel dettaglio, l’indagine ha coinvolto 5.300 lavoratori di 2.000 aziende nei settori manifatturiero e finanziario di sette dei 38 Paesi Ocse. I risultati hanno mostrato che tre lavoratori su cinque temono di poter perdere il proprio lavoro a causa dell’IA nei prossimi 10 anni.

È interessante notare che, nonostante la paura di perdere il posto di lavoro, il 63% dei lavoratori ha integrato l’IA nelle proprie mansioni quotidiane, dichiarando di essere più soddisfatto del lavoro quotidiano.