L’intelligenza artificiale diventerà un alleato fondamentale per gli agricoltori del Delta del Po, intervenendo per prevedere in tempo fenomeni sempre più estremi come l’inaridimento del terreno, lo stress idrico delle piante e la risalita del cuneo salino.

A dirlo è una ricerca dell’Università di Padova, realizzata in collaborazione con il Consorzio di bonifica del Delta del Po, presentata  in anteprima oggi a Rovigo nel corso del Food&Science Festival Lab, organizzato da Confagricoltura Rovigo con Confagricoltura Mantova al Salone del Grano e dedicato al tema dell’“Agricoltura e intelligenza artificiale – Un nuovo approccio tra sviluppo economico e sostenibilità”.

La ricerca

La ricerca, presentata da Paolo Tarolli, ordinario di Idraulica agraria del dipartimento Territorio e sistemi agroforestali dell’Università, è incentrata sull’aridità nel Nordest che, negli ultimi vent’anni, ha colpito con estati sempre più calde, portando ad un progressivo inaridimento del terreno. L’agricoltura del basso Veneto, in particolare del Delta del Po, che come tutte le zone costiere è più esposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, soffre di stress idrico, con rischio di perdita dei raccolti e sparizione di colture. “Vent’anni di dati sulle precipitazioni del Nordest, dal 2001 al 2021, ci fanno capire come tutta la zona del basso Veneto stia andando verso l’inaridimento – ha spiegato Tarolli -. Le estati sempre più roventi vanificano l’utilità delle piogge, accelerando l’evaporazione idrica del terreno.

L’applicazione che stiamo elaborando con il Consorzio del Delta, con il sostegno dei fondi Pnrr, è rivolta a prevedere i fenomeni estremi come la risalita del cuneo salino attraverso l’uso del satellite e di big data, che, sulla base dei numeri riguardanti lo storico, possono aiutarci a sviluppare un indice integrato  che ci consentirà di capire per tempo le situazioni a rischio, le variabili che entrano in gioco e ad agire di conseguenza. In sostanza, attraverso  l’intelligenza artificiale, potremo attivare un sistema di sensori montati su satellite o sul territorio del Delta, attivando un sistema di allerta, con il concorso dei consorzi, della Regione e di altri enti istituzionali”.

Le proiezioni

Nel 2050 si prevede un aumento del 110% di fabbisogno di cereali, del 135% di carne e del 140% di soia. “Le nuove tecnologie smart possono aumentare la produttività e ridurre gli sprechi – ha detto Marianna Lo Zoppo, coordinatrice dell’Invernizzi Agrilab, il laboratorio di ricerca Bocconi dedicato all’agricoltura italiana -, distribuire più equamente valore lungo la filiera, incrementare l’efficienza nell’uso delle risorse e preservare i servizi sistemici. Le Tea potranno intervenire per rendere le piante più resistenti, la tracciabilità intelligente minimizzerà le inefficienze, il vertical farming consentirà di coltivare le piante in un ambiente controllato. Ma stanno avanzando anche la tecnologia di desalinizzazione per l’irrigazione, che sfrutterà l’acqua di mare per rendere irrigue aree colpite da scarsità idrica, e i sistemi di acquacoltura a ricircolo, che migliorano la salute dei pesci attraverso una migliore qualità dell’acqua”.

La ricerca è concentrata sulle imprese e sui sistemi che potranno aumentare la resilienza dell’agricoltura di fronte ai cambiamenti climatici, come hanno spiegato Raffaele Giaffreda, coordinatore europeo del progetto Agrifood Tef; Luca ferrari, manager di Cnh Industrial; e Matteo Vanotti, ceo di Xfarm. Bruno Basso, docente di scienze della terra e dell’ambiente alla Michigan State University, si è collegato dagli Stati Uniti per approfondire il tema delle “Tecnologie per un’agricoltura globale”.