La vittoria contro il cancro non è un miraggio. Questo potrebbe essere lo slogan del convegno nazionale sullo Stato dell’oncologia in Italia organizzato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che si è svolto al Senato lo scorso 28 aprile.
I dati che sono stati presentati invitano a un cauto ottimismo: il 57% degli uomini e il 63% delle donne colpiti dalla malattia sono riusciti a vincere la loro battaglia. Dal 1992 al 2007 le guarigioni sono aumentate, in media, di circa il 15%. Anche le prospettive di vita per i malati colpiti da una patologia più aggressiva si sono nettamente incrementate, così come la mortalità, che è in netto calo (diminuzione del 20%). La comunità scientifica italiana può fregiarsi di essere fra i primi paesi dell’Unione Europea per numero di guarigioni.
Tuttavia, non mancano le criticità e i margini di miglioramento: il 15% degli esami è improprio o inefficace e produce uno spreco di denaro di circa 400 milioni di euro. Il problema principale, però, resta la palese discrepanza fra Nord e Sud Italia. Nelle regioni del Mezzogiorno si arranca fra inadeguatezze amministrative e burocratiche e percorsi di ricerca e prevenzione non uniformi o arretrati.
Le soluzioni concrete proposte durante l’incontro sono state la creazione di reti oncologiche uniforme su tutto il territorio, il miglioramento dell’accesso ai farmaci innovativi, la spinta ad una maggiore efficienza nell’ambito della ricerca, soprattutto nei rapporti fra i centri di sperimentazione e le industrie di settore.
Pur essendo in aumento le vittorie sui tumori, la guerra alla malattia è molto lontana dall’essere risolta: nel 2014 sono stati registrati 365.500 nuovi casi di tumore (circa 1000 al giorno). Ad un convegno di tale importanza è intervenuto anche il ministro della salute Beatrice Lorenzin, che ha fatto il punto della situazione e ha ricordato che c’è ancora molto da fare: “Dobbiamo integrare le strategie di comunicazione e prevenzione, ma abbiamo la necessità di dare la notizia che se pur aumenta il numero dei malati in tutta Europa, cresce anche quello delle guarigioni grazie alle professionalità che abbiamo in Italia”.
Il ministro poi ha affrontato anche il tema delle reti territoriali di assistenza: “Abbiamo aperto un confronto con le Regioni e siamo anche disposti ad affiancarle, perché quelle che hanno attivato queste reti sono pochissime. Senza reti regionali per il cancro non possiamo fare quel lavoro di supporto e di assistenza. È un problema organizzativo, che si può risolvere”.
Tocca poi ai delegati dell’Aiom entrare nel merito delle questioni. Il presidente Carmine Pinto ha ribadito l’importanza vitale di sostenere la ricerca, poiché “il processo di sviluppo di un nuovo farmaco anticancro è molto lungo e complesso, richiede dai 10 ai 15 anni” e c’è quindi bisogno di non essere abbandonati a metà del percorso. Il segretario generale Stefano Gori ha, infine, sostenuto la necessità di abbattere i tempi d’attesa per le operazioni e per l’accesso ai farmaci.
Marco Mattiazzo