La salmonella è l’agente batterico responsabile della maggior parte di infezioni e tossinfezioni alimentari (come la salmonellosi). Segnalata per la prima volta nel 1886, è presente in natura con più di 2000 varianti, anche se i ceppi più frequentemente diffusi nell’uomo e nelle specie animali sono S. enteritidis e S. typhimurium.

Infezioni provocate da salmonella

Come precisa l’Istituto Superiore di Sanità, le infezioni provocate da salmonella si distinguono in forme tifoidee e non tifoidee, causate dalle cosiddette salmonelle minori.

Queste ultime di fatto sono responsabili di oltre il 50% del totale delle infezioni gastrointestinali e sono la causa più frequente di tossinfezioni alimentari. La contaminazione degli alimenti può avvenire al momento della loro produzione, durante la preparazione e dopo la cottura a causa di una manipolazione non corretta dei cibi.

Salmonellosi: i cibi più a rischio

L’infezione può derivare da un animale infetto, ma anche dal contatto con il loro materiale fecale.

In generale, dunque, gli alimenti maggiormente a rischio possono essere uova crude, salse, carni (soprattutto il pollame crudo o poco cotto), frutta, verdura, latte non pastorizzato, dolci, creme e gelati.

Come riconoscere i sintomi

I sintomi più comuni sono gastroenteriti con nausea, dolori addominali crampiformi, diarrea a volte anche sanguinolenta ed eventuale disidratazione.

È bene sottolineare come, il più delle volte, la salmonellosi non implica conseguenze gravi per la salute: nella maggior parte dei casi, infatti, l’infezione si presenta in forma lieve e si risolve nel giro di pochi giorni. Il tempo di incubazione è piuttosto breve: in genere, infatti, varia dalle 12 alle 72 ore.