Paolo Zanetti - foto Andrea Pattaro @Vision
Paolo Zanetti - foto Andrea Pattaro @Vision

Queste le dichiarazioni di Paolo Zanetti, allenatore del Venezia Fc, dopo la sconfitta 3-1 al Mapei Stadium contro il Sassuolo.
Innanzitutto Mister: quanto hanno inciso le assenze per infortuni?
“Non voglio trovare nessun tipo di alibi, soprattutto quando perdiamo, perché mi sembrerebbe irrispettoso nei confronti di chi ha giocato al posto di questi ragazzi. E’ normale che, per una squadra come la nostra, togliere quattro-cinque ragazzi, tra quelli con più talento, più estro, e anche carattere, la squadra ne risente, senza andare nel singolo. Ma ciò detto, e nonostante questo, siamo venuti qui per fare la nostra partita, la nostra grande partita, perché il primo tempo è stato assolutamente alla pari, contro una squadra che, mi sento di dirlo sinceramente, in questo momento è lì con noi, ma non posso pensare che debba competere con noi per salvarsi, perché ha dei valori veramente alti, soprattutto nel secondo tempo, quando l’episodio del calcio d’angolo in cui abbiamo fatto autogoal, si è spostato a loro favore, è uscita tutta la loro esperienza nella gestione del possesso. Ed è uscita invece tutta la nostra ingenuità, perché poi abbiamo anche subito il terzo goal. Questo ci deve sicuramente insegnare qualcosa, fa parte sicuramente di un percorso. Credo comunque che la squadra non sia più quella di inizio campionato, ma sia una compagine che se la gioca alla pari con tutte, sia in casa che fuori casa, almeno fino ad ora è sempre stato così. Ma probabilmente ci manca ancora qualche cosa per competere contro squadre che sono da quattro-cinque, anche sei anni in serie A, che lavorano in un certo modo. Abbiamo lottato contro una squadra in cui è evidente la mano di De Zerbi, ed è completata benissimo da un allenatore molto bravo come Dionisi. Quindi è una squadra che gioca a memoria, e si vede. Però in alcuni momenti ha sofferto la nostra verticalità, la nostra velocità, e alla fine della prima frazione di gioco stavamo per andare in vantaggio, perché Consigli ha fatto un autentico miracolo. E lì poi l’esito della gara sarebbe stato diverso, sia per la nostra psicologia che per il risultato della partita”.
Quali emozioni ha provato, tornando a Reggio Emilia, e oggi vedendo tutta la vostra tifoseria venuta al Mapei Stadium?
“Le emozioni sono tante. Ho vissuto qui molti anni, conosco bene questo stadio e quest’ambiente, anche se si tratta di società diverse; quindi è sempre bello mettere piede in questo stadio, che è meraviglioso per giocare a calcio. Per quello che riguarda noi: il nostro chiaramente è un percorso, che dà continuità a quello che è stato fatto l’anno scorso, in cui è stato fatto qualcosa di storico, e si è creata un’alchimia con l’ambiente, anche oggi infatti, nonostante abbiamo perso, i nostri tifosi ci hanno incitati fino alla fine, sono venuti in tanti. Nell’ultima partita in casa, invece, è stata un’emozione bellissima, nel vedere il nostro stadio pieno, dopo tanti anni; questo vuol dire che, comunque, il nostro modo di interpretare il calcio viene apprezzato, e c’è simbiosi tra la squadra e l’ambiente. Cosa, questa, determinante per una squadra come la nostra: quello che dobbiamo fare noi è metterci almeno tre squadre dietro, ed è normale che, per questo, servano tutte le componenti concatenate allo stesso modo, perché il percorso è duro, è difficile, certe volte ce la facciamo, altre meno, però sia per quello che riguarda me, che per quanto riguarda i giocatori, essendo tutti esordienti, siamo delle scommesse, in questa categoria, incontriamo squadre che indubbiamente hanno delle certezze, e dobbiamo imparare tutti quanti come si affrontano questi tipi di partite”.
Lei pensa di poter sopperire alle assenze con l’organizzazione?
“Ritengo che l’organizzazione sia determinante comunque, in qualsiasi caso, perché se non si è organizzati, a questi livelli, si scopre il fianco e tutte le volte che noi lo facciamo prendiamo goal. Anche oggi, infatti, sul terzo goal abbiamo sbagliato un posizionamento in mezzo al campo, prendendo una rete su un inserimento abbastanza leggibile. Chiaramente l’organizzazione spetta a me, serve probabilmente per colmare un pò di gap tecnico, però non basta: serve la mentalità, serve la condizione fisica, serve l’unità dei calciatori, serve l’alchimia tra i giocatori e l’allenatore. Servono tante componenti per cercare di sopperire ad una componente tecnica che, delle volte, in alcuni singoli, si nota”.
Tutte le gare ora, per la salvezza, hanno un peso in più. a partire dalla prossima, in casa contro la Salernitana. 
“Vero. E non lo dico per non caricarla troppo, ma avendo otto punti, per salvarci dobbiamo farne altri trenta, probabilmente. E sono veramente tanti. Quindi è normale che la prossima gara, contro una squadra che è al nostro livello, questa è la realtà, non significa però che sia una partita semplice, non vuol dire che per noi sia facile vincerla, o scontato vincerla. Per vincerla, dovremo rigiocare di nuovo, al centodieci per cento, come abbiamo fatto contro la Fiorentina, contro l’Empoli, o come magari non abbiamo fatto contro lo Spezia in casa, dove abbiamo perso nonostante avessimo disputato un’ottima partita ma siamo stati puniti nei dettagli. quindi io spero che questa partita ci dia lo stimolo per reagire subito, per far di tutto per vincere la prossima gara in casa, che è una partita importante, ma non basterà. Noi dobbiamo diventare, chiaramente, una squadra che fa della continuità dei risultati la sua forza, soprattutto fra le mura amiche”.
La scelta di cambiare tanto è stata una scelta sua, della società o da che cosa è dipesa?
“Questa è una domanda da fare a chi si occupa di mercato. Abbiamo cercato di mantenere uno “zoccolo duro” della passata stagione, in cui è vero che abbiamo vinto i play-off, ma è altrettanto vero che eravamo partiti per fare un campioanto tranquillo. Alla fine, siamo stati bravi tutti quanti, a partire dalla società fino ai magazzinieri, a tirar fuori quel qualcosa in più che ci ha portato, oggi, a vivere questo sogno. Quindi chiaramente la squadra andava per forza di cose completata, è stato scelto di fare un mercato internazionale, chiamiamolo così, dove, in questo momento, ho venti calciatori stranieri, che parlano quindici lingue diverse. Oggi, in campo, è andata una squadra che aveva solamente un italiano, Ceccaroni, dieci su undici stranieri, quindi sono delle scelte che sono state fatte con giocatori che però, penso, abbiano del potenziale, lo hanno dimostrato in più di qualche situazione, e qualche altro ragazzo, credo, abbia margine di miglioramento, qualche altro, invece, credo che non si sia ancora perfettamente adattato. La difficoltà sta nelle tempistiche. Questo perché, magari, c’è chi è abituato a giocare in serie A e magari si adatta con più facilità. Noi, a parte Molinaro e Caldara, non avevamo messo ancora piede in serie A. Questa è la realtà dei fatti, ma non è un’alibi, perché noi vogliamo stupire, vogliamo fare un campionato con giovani emergenti, facendo crescere dei calciatori, che sia un mercato sostenibile, per le casse della società, quindi questo è il lavoro. Cercheremo, anche quest’anno, di fare qualcosa di straordinario, e credo che la strada sia tracciata, poi è normale che il percorso non è sempre dritto. Ci sono degli imprevisti e lì bisogna essere bravi a superarli e a imparare qualcosa”.