4 Ottobre 2023: a Mestre, centro nevralgico della provincia di Venezia, si consuma la più brutale tragedia della sua recente storia.
Tutti, in Italia e oltre, conoscono ormai bene l’ancor fresca narrazione del bus precipitato dal cavalcavia, quella sera. Ciò che però in molti non sanno è che i lavori di sistemazione, messa in sicurezza e adeguamento strutturale del viadotto erano iniziati soltanto un mese prima, il 4 settembre. Tardi, troppo tardi.

Lungaggini burocratiche, pandemia, crisi varie ed eventuali hanno infatti rallentato l’avvio di un’opera pubblica che, col senno di poi, appare tristemente chiaro quanto richiedesse maggior tempestività.

Vi proponiamo in questa sede la nostra intervista esclusiva all’ing. Gianfranco Baldan, titolare dello studio che curò, nel lontano 2016, il progetto preliminare di sistemazione del cavalcavia.

“Ing. Baldan, nella relazione progettuale cosa avevate evidenziato?”
“Lo stato dei luoghi, la consistenza delle opere viarie in quella fase. Specie il mantenimento delle sovrastrutture, come i cordoli che sostengono parapetto e guardrail. Questi ultimi presentavano già nel 2017 notevoli segni dell’età. Lo stesso calcestruzzo aveva mostrato i primi segni di cedimento, di disgregazione, di corrosione. Avevamo rappresentato questo stato di degrado al Comune, anche tramite apposita documentazione fotografica.”

“Vi occupaste solo della relazione del progetto preliminare?”
“Sì. Solitamente l’amministrazione non assegna mai il progetto definitivo e/o quello esecutivo allo stesso professionista che si occupa dello studio preliminare, in virtù del criterio di rotazione negli appalti pubblici”.

“Quindi occorrono ben tre gare d’appalto per un lavoro pubblico di questo tipo?”
“Normalmente sì. Chiaro, ciò può far dilatare di molto le tempistiche…. E la memoria va al caso del Ponte Morandi, dove venne nominato un Commissario che con pieni poteri aveva potuto bypassare l’impianto normativo, velocizzando enormemente il canonico iter dei lavori pubblici. Ma lì si era trattato di un caso eccezionale”.


“A Mestre invece si è anda
ti avanti con la procedura consueta”.
“Naturalmente. Se può interessare, il nostro incarico di progetto preliminare prevedeva tre step successivi. Il primo riguardava l’estradosso, ossia la parte sovrastante l’impalcato, inclusa la realizzazione di nuovi cordoli, guardrail e parapetti. Il secondo, il ripristino delle travi prefabbricate che sostengono il ponte. Il terzo passaggio prevedeva l’adeguamento delle pile, ossia le colonne circolari alla base di tutto il viadotto. Il progetto preliminare prevedeva tutto questo, che poi sarebbe naturalmente stato affinato in termini economici ed esecutivi nelle fasi successive della progettazione.”

“Alla fine ha ragione il Comune a dire che i tempi dilatatisi così tanto non siano colpa loro ma della procedura burocratica, troppo lunga specie dopo che già l’ufficio tecnico aveva constatato l’ufficio di degrado…”
“Quella nacque come strada di competenza dell’ANAS. Era stata l’ANAS ad aver commissionato i lavori, inizialmente. Dopodiché, nei primi anni 2000, la era passata sotto competenza della Provincia, venuta poi però a mancare nel giro di qualche anno, come Ente, essendo stata sostituita dalla Città Metropolitana. Un duplice passaggio di consegne che ha contribuito ulteriormente ad allungare i tempi”.

“Se i lavori fossero stati fatti, il guardrail avrebbe retto il peso del bus?”
“Beh, parlando di quanto è successo, cioè parlando di guardarail, quello presente, come da noi segnalato, non rispettava più la normativa vigente. Da una cinquantina grossomo di centimetri, coi lavori da fare, sarebbe dovuto diventare ben più alto di un metro. Una barriera “bordo ponte”, così si chiamano quelle odierne in termini tecnici, avrebbe probabilmente fatto sì che le cose andassero in maniera diversa. Inoltre, l’interruzione del guardrail, forse ammessa ai tempi della sua costruzione, oggi non sarebbe mai e poi mai consentita”.

“Torniamo sempre lì, una delle più grandi colpe è quella della burocrazia.”
“Io non so come siano andate poi le cose, da questo punto di vista. Non essendo stati aggiudicatari dei progetti successivi, dopo aver eseguito quello preliminare, non ci siamo più sinceramente interessati da vicino dell’excursus della progettazione, e dunque del prosieguo della vicenda.”

“Con il nuovo Codice degli Appalti, recentemente entrato in vigore, questo tipo di problematiche potranno venire trattate in modo più celere?”
“La novità più rilevante del nuovo Codice è che sostanzialmente le tre fasi progettuali, quindi preliminare, definitivo ed esecutivo scendono a due. Sicuramente un bel passo avanti.”