Collauto ed Esposito in conference-call
Collauto ed Esposito in conference-call

Questa mattina, in conference-call, è stato presentato ufficialmente alla stampa Sebastiano Esposito, in prestito dall’Inter sino al 30 giugno 2021 il quale, nella prima parte della stagione, ha vestito la maglia della S.P.A.L. disputando in campionato 10 partite con 1 gol all’attivo.
“Sostanzialmente, ha già esordito, quindi ha già avuto modo di mettere di entrare in campo ed entrare in confidenza con i compagni ha detto di lui il direttore Sportivo lagunare, Mattia Collautoabbiamo avuto questa opportunità, nata non molto tempo fa, una quindicina di giorni fa; è un calciatore che conosciamo tutti, un ragazzo molto giovane che però ha già maturato esperienze importanti. Non è un giocatore standard in tutti i sensi, sia tecnicamente che caratterialmente, voglio dire con questo che un ragazzo di 16 anni – 17 anni non gioca a San Siro in un certo modo, quindi abbiamo a che fare con un giocatore dalle potenzialità importanti. Come succede sempre, le prime esperienze possono anche delle difficoltà, ma anche una crescita, e credo che il processo di crescita di Sebastiano passi anche attraverso queste cose. Grazie agli ottimi rapporti con l’Inter e soprattutto la sua volontà, siamo arrivati a portarlo a Venezia”.
Qual è la vostra idea di impiego per un ragazzo così duttile, dal punto di vista tecnico-tattico?
“La considerazione che abbiamo fatto è quella che non avevamo un tipo di giocatore come Sebastiano.  Abbiamo Forte e Bocalon che sono due prime punte, Aramu trequartista che che gioca anche da esterno a piede invertito, poi abbiamo due giocatori che giocano molto sulla linea, cioè Johnsen e Di Mariano. Ci mancava un giocatore con le caratteristiche di Sebastiano: è un giocatore che può fare la prima punta, la seconda punta, il trequartista. Ha delle qualità che gli permettono di giocare in tutte le zone di attacco. Forse è il più promettente in Italia della sua età”.
Poi è stata la volta di Esposito.
Sebastiano, tu hai esordito già nell’ultima partita del Venezia. Che impressione hai avuto, al di là di poi come sia andata la gara dal punto vista del risultato?
“Non meritavamo di certo di tornare a casa senza punti, perché abbiamo creato tantissimo in fase offensiva ed abbiamo subito poco. Se non ricordo male, abbiamo creato 18 palle goal e subito 3, tra cui un rigore. Io sono qui anche per migliorare questo aspetto, quello di di buttare la palla dentro perché penso che l’unica cosa che manca a questa squadra”.
Come mai tra tante squadre che ti cercavano hai scelto proprio il Venezia?
“Io ho avuto anche fretta di venire qui, per essere disponibile proprio nel corso della partita con il Pordenone, ho scelto in base alla società, il presidente il direttore sportivo e non ultimo il mister ed il modulo. Arrivavo in un momento difficile, dove magari la fiducia era poca, però loro, prima di prendermi, già mi hanno fatto capire che qui posso fare cose importanti”.
Tu puoi giocare in vari ruoli, ma tu quale preferisci?
“Diciamo che cambia poco: in passato io ho giocato con Lukaku, cche gioca come prima punta; qui posso fare un paragone con Forte, posso dialogare con lui. Nel reparto offensivo non ho problemi a giocare da qualsiasi parte”.
Che cosa ti ha detto tuo fratello quando hai lasciato la SPAL?
“Indubbiamente si è dispiaciuto, era bello giocare con lui; mi ha detto di far bene, di dimostrare il mio valore. Purtroppo nella  scorsa opportunità che ho avuto, per colpa mia ma anche per colpa altrui, non ho potuto dimostrarlo”.
Siete una  famiglia col calcio nel sangue.
“Diciamo che siamo cresciuti a pane e pallone, fin da piccoli andavamo al campo della Juve Stabia, dove mio padre faceva il secondo allenatore, inoltre facevo il raccattapalle. Ho avuto la fortuna di vedere anche Danilo D’Ambrosio, poi ci ho giocato con l’Inter. Grazie a mio padre e a mio fratello maggiore, abbiamo avuto sempre questa passione per il calcio. Come ho sempre detto il calcio è la nostra vita, dobbiamo sempre ringraziarlo, penso che non ci sia niente di più bello del calcio”.
Alla tua giovane età hai già tanti occhi puntati addosso. Tra aspettative ed ambizioni, come ci convivi?
“Fa parte del gioco, perché ho avuto la fortuna di giocare nella squadra che figura tra i primi Club d’Italia d’Italia, anche tra i primi Club d’Europa e del mondo perché l’Inter è questo. Ho avuto la fortuna di giocare, alcune volte fare anche bene. La pressione? Bisogna conviverci non bisogna sentirla. Se sbaglio qualcosa non è per colpa della pressione o degli occhi puntati addosso, ma per colpa mia. La pressione può anche essere bella, nel senso che ti fa sentire meglio, anche importante a volte. Però non bisogna illudersi”.
Hai esordito prima in Europa che in serie A…
“Conte da due settimane mi diceva di tenermi pronto, ma non mi aspettavo di debuttare davanti a ottantamila persone. E’ stata un’emozione unica, ringrazierò sempre la società e i tifosi che mi hanno sempre sostenuto e mi sostengono ancora tutt’oggi”.
Hai scelto la maglia con il numero 70. Come mai?
“Perché, appunto, in Europa League avevo la 70”.
Come giudichi questa serie B, in cui c’è così tanta concorrenza?
“Di sicuro è diversa dalla serie A. Ma è bello, perché dagli ultimi ai primi posti ci sono pochi punti. Il fatto per esempio che il Venezia sia sceso, non significa che siamo diventati scarsi., Né che non possiamo più lottare per le posizioni alte della classifica; vuol dire semmai che la concorrenza è tanta, in poco tempo puoi scalare le posizioni in classifica, non solo scendere”.