Molinaro in Venezia-Salernitana ©Andrea Pattaro/Vision
Molinaro in Venezia-Salernitana ©Andrea Pattaro/Vision

Queste le dichiarazioni di Cristian Molinaro, difensore del Venezia FC, che oggi ha incontrato la stampa in videoconferenza.
Innanzitutto Cristian: come analizzi a freddo la sconfitta contro il Verona?
“Dopo la sconfitta contro il Verona, sinceramente, ho proprio visto questa voglia di rivalsa e di rivincita da cui dobbiamo ripartire per cercare di preparare la prossima gara in maniera più perfetta possibile, anche perché purtroppo, col Verona, sicuramente nel secondo tempo non siamo stati perfetti come lo siamo stati nel primo. Per quanto riguarda la partita: la abbiamo visto un Venezia nel primo tempo dominante, su tutti i punti di vista, che usciva a fine tempo con la testa alta, imponendo tutte quelle che sono le nostre caratteristiche, le nostre volontà, quello che ci chiede il mister di imporre il nostro gioco, di essere noi stessi e abbiamo dimostrato che questo è un gruppo che, nonostante la media di età bassa, nonostante i tanti debuttanti in una categoria come questa, ha fatto vedere quelle che sono le potenzialità; poi nel secondo tempo, purtroppo, sono venute fuori quelle che invece sono magari delle criticità, che non ci hanno permesso, nostro malgrado, di portare a casa quantomeno un punto. La paura personalmente era proprio quella di trovarci e vedere un gruppo triste, una paura diciamo “appesantita” da quello che era stato il risultato della partita; invece sono rimasto molto colpito proprio perché i ragazzi erano già pronti per ripartire, già vogliosi, insieme al mister e anche alla società, devo essere sincero, di ripartire. Ho proprio avuto questa sensazione, che poi è la cosa poi più importante, perché è quello che ti deve servire poi in futuro, quando arriveranno dei momenti così”.
Un giudizio sulla classifica, al momento? E poi sabato però arriva la Juventus. che gara ti aspetti?
“E’ chiaro che, per quello che si è visto in questa prima parte di campionato, abbiamo lasciato per strada, oltre a quelli col Verona, anche altri altri punti; come quando si subisce un colpo e viene fuori il livido: ecco, noi di colpi ne abbiamo presi diversi. In questa prima parte di campionato, almeno quello di domenica, sicuramente è stato il colpo più duro, ma quel livido deve servire in futuro, proprio per evitare che vengano fuori quelle quelle criticità, quei difetti che non ci permettono di portare a casa i tre punti; quindi l’auspicio e la volontà mia, ma anche degli altri, è quella di toccare il livido ogni qualvolta ci troviamo in difficoltà, proprio per dare l’input al nostro nostro cervello che quelle situazioni devono farci accendere la spia, ed evitare di capitolare ancora, come abbiamo fatto noi domenica col Verona. È inutile dire che con la Juve è una partita sicuramente complicata. Però da oggi, anzi già da lunedì abbiamo iniziato a prepararla, a lavorarci; però sono partite che, è banale dirlo, si preparano da sole. Per noi è importante avere l’input in vista di quello che la partita ci può riservare”.
Quali sono secondo te, in base anche alla tua esperienza, questi errori che si ripetono spesso?
“Sicuramente abbiamo mancato nel porre l’attenzione nella gestione del risultato, e dopo il 3 a 1, probabilmente, abbiamo perso quella freschezza che ci ha contraddistinto nel primo tempo, e che non siamo riusciti a portarla avanti per i restanti quaranta minuti. Quella è stata la difficoltà. Potevamo e anzi dobbiamo gestire meglio alcune situazioni di gioco, però ripeto noi sappiamo che stiamo facendo un percorso che ci deve portare al nostro obiettivo, è un percorso che avrà e continuerà ad avere – perché non dobbiamo nasconderci –  degli ostacoli anche in futuro; però, per chi ha un’idea di calcio e per chi vuole affrontare questo tipo di crescita, sono degli ostacoli che ti fanno cadere, ma sono necessari per farti rialzare. Per fortuna il gruppo ha reagito in maniera molto positiva, propositiva ed è questa la cosa importante; è indubbio che avere questo tipo di progetto e avere in campo una squadra dove la maggior parte sono debuttanti ti può portare a volte ad essere amareggiati, arrabbiati, e dopo la partita ovviamente c’era una grande delusione, però fa parte anche quello del percorso di crescita che abbiamo messo in preventivo. Ma l’obiettivo comunque rimane sempre lo stesso, e ci arriveremo, ci vogliamo arrivare”.
Ti aspettavi, non più giovanissimo, di trovarti contro la Juventus? Puoi ricordarci in sintesi il tuo percorso in bianconero? E ti aspettavi le difficoltà che ha incontrato la Juventus finora?
“Ovviamente sono contento di affrontare la Juve, perché la mia carriera in generale è stata per me un crescendo, ed è stata una soddisfazione. Il calcio mi ha regalato quello che era il mio sogno da sempre, devo essere sincero: ogni  volta che vedo un rettangolo verde, è sempre più emozionante, e credo che quello sia fondamentale per qualsiasi giocatore; per cui già lo sport, e il calcio in generale, mi ha regalato quello che volevo, quello che cercavo da ragazzo, ed è una soddisfazione ulteriore poterlo fare in Serie A, addirittura contro la Juve che è stata una mia ex squadra. Sono cresciuto tantissimo grazie a quell’esperienza, perché venivo dalla mia prima esperienza in Serie A con il Siena, ero praticamente un ragazzino, e arrivare in quella Juve, con quei campioni, mi ha aiutato tantissimo nella crescita anche come uomo perché, come spesso si sente  dire, il fatto di passare sotto l’ala protettiva di determinati campioni accresce il tuo bagaglio tecnico. Avrò inoltre la soddisfazione ulteriore di poter stringere la mano a Chiellini, dopo aver fatto diverse battaglie insieme”.
Lo stesso Chiellini potrebbe anche ringraziarti, perché gli hai “allungato” anche tu la carriera, visto che con il tuo arrivo sulla sinistra lui è passato al centro.
“Ranieri decise questo cambio tattico che mi ha giovato tantissimo, perché mi ha aperto la strada per giocare poi almeno per due anni con una grande continuità.  Giorgio aveva già dimostrato il suo valore con Capello, sulla fascia, era cresciuto in maniera ulteriore, e poi  si è affermato. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un difensore centrale tra i più forti che il calcio ha regalato negli ultimi quindici anni, o comunque rientra nella Top 3 dei difensori più forti nel panorama mondiale; quello che ha imparato anche stando lì è quello che hanno fatto vedere, negli ultimi dieci anni, alla Juve, e cioè che sicuramente è una società che trasmette la mentalità di non mollare mai. Evidentemente ci sono stati anche lì dei degli ostacoli da superare, questo è figlio anche di alcuni cambiamenti che hanno fatto nella formazione, negli uomini. Probabilmente c’è stato un periodo di adattamento, ma comunque stiamo parlando di una società, di una squadra che ha dei giocatori forti e che possono essere determinanti in qualsiasi momento. Quindi hanno probabilmente pagato lo scotto di aver cambiato qualcosina, e quindi affrontano un adattamento che ci può stare. Dopo aver fatto vinto per nove anni lo scudetto, lo scorso anno lo hanno perso, e ci può stare di inciampare. Però è una squadra che è sempre in corsa, anzi è proprio lì che  viene fuori quella la mentalità, veramente tipica di loro, di voler raggiungere comunque in ogni caso qualcosa di importante, quindi è forse più pericolosa ora di quanto non lo fosse quando era a 10 punti dalla seconda in classifica. Ricordo bene che la prima cosa che entrava in testa era quella mentalità di scendere in campo cercando di essere dominanti e di portare a casa sempre la vittoria, in un lavoro settimanale anche maniacale, perché soprattutto dai giocatori più importanti vedevi un lavoro sul campo fatto a livelli impressionanti, sempre con la voglia di vincere, nonché con una determinazione feroce nel voler dominare qualsiasi momento dell’allenamento e di conseguenza poi la partita; mister Ranieri aveva già avuto esperienze in squadre importanti, e quindi per lui è stato abbastanza “semplice”, tra virgolette, continuare ad inculcare quel tipo di mentalità, o comunque seguire quella mentalità. Voi conoscete benissimo lo spessore della persona Ranieri, un signore con la S maiuscola”.