Un periodo di grande fermento culturale quello che sta accompagnando l’artista Lino Legnaghi, campano di nascita, padovano d’adozione, impegnato per tutto il mese di giugno alla mostra di Termoli (CB) all’interno del ristorante il Battello Ebbro.

Molto conosciuto nel territorio provinciale, a partire dal Comune di Casalserugo dove risiede, ha sperimentato negli anni diverse tecniche pittoriche cimentandosi sempre in temi nuovi ed accattivanti.

E’ la prima volta infatti che l’artista ha portato al pubblico dei dipinti raffiguranti nudi femminili, con ottimi ed interessanti risultati.

Notizieplus ha il piacere di avere in esclusiva una intervista all’artista.

MV: Lino, quali sono state le tue prime esperienze? Quando hai iniziato a dipingere?

LL: La pittura è sempre stata per me un’idea fissa, un’esigenza quotidiana. Ho iniziato a dipingere molto presto, da ragazzino quando cominciai ad usare, senza alcuna guida, i colori,  da allora l’esigenza di disegnare è stata sempre forte in me. Il disegno, la pittura, la scultura mi stimola perennemente

MV: Come nasce la tua opera pittorica?

LL: Sicuramente partendo dal disegno. Oggi siamo nell’era del 3D, ritengo che la funzione della pittura sia quello di analizzare il rapporto bidimensionale, perché soltanto quest’ultimo è la vera inclinazione reale dell’uomo. Riprodurre su una superficie piatta ci consente di rappresentare, e il disegno per me è come la scrittura, vitale per la rappresentazione.

MV: Parliamo dello stile e dell’ideazione: come prendono forma i soggetti delle tue opere?

LL: Alterno fasi operative a periodi di progettazione, il mio filo conduttore è la divulgazione. La mia ricerca è incentrata sull’osmosi che c’è tra spazio vuoto e spazio reale. I soggetti delle mie opere risentono di questo spazio che li avvolge. Quando realizzo un opera applico una vera e propria azione critica. I miei dipinti devono provare a vivere, devono superare una prova, cioè deve suscitare emozioni. Durante l’esecuzione il dipinto resta sul cavalletto un paio di giorni lontano dal miei occhi, se poi al primo sguardo riesce a darmi delle sensazioni forti, positive allora merita di essere portato a termine, altrimenti va rivista l’intera esecuzione. Ci deve essere una giusta tensione e equilibrio tra le parti, come quando si realizza  un ritratto.

MV: Tecnicamente come inizi un opera, ha un metodo preciso?

LL: Personalmente, lavoro molto la superficie, tendo sempre a sporcare la tela, dai movimenti che la spatola crea con la materia, successivamente li intensifico, li abbasso per dare movimento, profondità al tutto. Con il disegno invece, riporto gli spazi architettonici e fisici, poi ci aggiungo un piano iperrealista… decostruito. Sono fortemente legato al classico per quanto riguarda i processi, libertario ed espressionista nella composizione.

MV: Secondo la tua opinione, è importante il modo in cui si comunica attraverso la pittura?

LL: Certo, la pittura, prima d’essere una passione, è dialogo. Dialogo capace di rinnovarsi ad ogni sguardo, ad ogni vista, un dialogo che diventa un viaggio di scoperte verso uno spazio che è il tempo stesso confinato e straordinariamente infinito. Le emozioni di un momento, grazie alla pittura, non vengono raggelate ma restano vive in eterno per essere nuovamente in viaggio.

MV: C’è un movimento o un artista in particolare che ha influenzato il tuo lavoro?

LL: Giotto, Piero della Francesca, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, i grandi classici, sono riferimenti convenzionali importanti per il sottoscritto insieme a Sironi di cui mi colpisce la sua monumentalità, e Fattori per il suo vigore tonale.

MV: Parlami ora della tua ultima personale “Il Mistero della Seduzione”

LL: Passano i secoli, mutano i riferimenti culturali, le forme e le strategie di comunicazione, si evolve il concetto di donna, il ruolo che le è proprio nella vita, ma l’interesse per il nudo femminile resta. I corpi femminili non sono solo carne, ma strumento favorito per veicolare dei precisi messaggi. La personale si articola in dieci opere realizzate con la tecnica dell’acquarello e china dedicate a particolari aspetti della seduzione esercitata dal corpo femminile, così come in passato molti artisti, spesso diversissimi tra loro, l’hanno interpretata, convergendo verso una prospettiva “deturpante” che ne esprime la forza travolgente e per certi aspetti eversiva. Le opere raffigurano “le belle apparenze”, lavori in cui il nudo femminile, viene esaltato da linee morbide e sinuose, e da pose languide e accoglienti, proprie della rappresentazione “classica” del tema, ma nello stesso tempo vuole trasmettere un messaggio in fuga da norme e convenzioni, alla ricerca semmai di trasgressione e provocazione senza omettere l’aspetto della vulnerabilità e fragilità. Quello che vorrei trasmettere con questa personale e attraverso i miei lavori è il seguente messaggio: Il corpo di una donna, così come quello di ogni essere umano è essenzialmente la storia di un corpo…dove il  corpo viene inteso come confine, contenitore del nostro essere…è il luogo della vita per eccellenza.

Matteo Venturini