Ho iniziato ad andare in bici tardi quando, a malincuore, ho capito che continuare a giocare a rugby sarebbe stato un errore. Il rugby, giocato al livello che le mie capacità ed il mio fisico permettevano, era sempre stato l’elemento caratterizzante delle varie fasi della vita. Mi piaceva il gruppo, mi piaceva il contatto, mi piaceva la competizione, mi piaceva sentire la speranza remota di vincere con il rischio concreto di perdere. Quando ho smesso mi sono trovato, quasi senza volerlo, in sella ad una bici. Non sapevo cosa volesse dire, mi sembrava mancasse qualcosa, di sicuro non si vinceva né si perdeva … e poi non c’era il pallone! Ho cominciato a pedalare nel numeroso gruppo di cui Andrea era il trascinatore. Grazie a lui ho scoperto, e non me lo sarei mai immaginato, quanta soddisfazione si può provare nel solitario sforzo necessario per arrivare in cima ad una salita con le proprie forze e la propria pazienza. Come tutti i compagni del gruppo, ho sempre trovato naturale raccontare ad Andrea le sensazioni provate, rendendolo partecipe delle mie emozioni e, sempre, ho ricevuto in cambio complimenti, consigli, stimoli e, soprattutto, complicità. La sua capacità era quella di appassionarti a quello che lo appassionava. Andrea poi mi ha fatto conoscere ed amare quelli che i ciclisti veri chiamano “Il Nord”. Mi ha fatto toccare il pavé del Fiandre e della Roubaix, e sono immensamente felice di esserci stato con lui. Mi manca molto la sua sorridente disponibilità che io, ma non solo io, ho sempre apprezzato ed anche un po’ invidiato. E comunque, a rugby, ci ha giocato anche lui!

Mauro Raccamari

 

Si avvicina il 13 luglio, giorno della GRAN FONDO “LA PINA”. La mia mente NON può non andare ad ANDREA. Anche se il suo SPLENDIDO e SERENO sorriso, ce l’ho davanti ogni volta che salgo in bici per un allenamento oppure per una gara, quale occasione migliore di questa bellissima GRAN FONDO, per ricordarlo? Gran Fondo fortemente voluta dai F.lli PINARELLO per festeggiare i compleanni del Grande “NANI” , sapientemente organizzata e portata avanti da ANDREA… Come non ricordare il Suo entusiasmo per questo evento, e non solo, entusiasmo per la vita che, con naturalezza e spontaneità, sapeva trasmettere a tutto il gruppo. Il SUO famoso”” tosati vardè che marti cominxcemo i pacchi gara,ve speto ore 20.30 al C.O.N.I. ” e poi i suggerimenti negli allenamenti, gli aiuti ed i consigli che distribuiva a tutti, specialmente ai nuovi arrivati in gruppo. Sì, devo proprio dire che ognuno di noi ha beneficiato della Sua presenza e dei Suoi consigli ciclistici!!! Avrei altri milioni di cose da dire, ma mi sto commovendo, e non mi vergogno di dire che qualche lacrima sta scendendo…

Ciao ANDREA GRAZIE, Amedeo Rossi

 

Pensando a mio zio sicuramente la prima cosa che mi viene in mente è il suo sorriso. Quello c’era sempre. Era uno di quei sorrisi più unici che rari, uno di quelli che ti trasmettono gioia e sicurezza. Quando è morto non stavo passando un bel periodo per problemi miei e questo fatto ha reso tutto più difficile. Ho provato a superare l’urto, ma senza la mia ancora di salvezza al mio fianco è stato molto più difficile. Io e mio zio, anche se non sembrava, eravamo una cosa sola. Era e continua ad essere il mio punto di riferimento, una persona da seguire. Sapevo da chi andare quando avevo qualche problema; ovviamente parliamo di problemi leggeri perché ero ancora piccola. I problemi veri, quelli legati alla mia età, sono iniziati dopo la sua morte e da lì ho iniziato a crescere. Sono maturata tutto su un colpo ed è stata dura. Volevo mollare, ma sono andata avanti per mio zio. Dovevo fare qualcosa perché lui fosse fiero di me. Ho sempre voluto diventare come lui da grande e, come ho detto prima, era un esempio da seguire. Carattere forte, determinazione, lato umano. Devo dire che mi ha insegnato molto. Lo guardavo sempre da lontano, capivo i suoi gesti, i suoi movimenti, il suo modo di fare e memorizzavo, in modo tale da ripeterli io. Lo ammiravo. Era ed è una persona splendida a 360 gradi, con i suoi difetti ovviamente. Io mi sono tormentata per anni perché non gli ho mai detto quanto bene gli volevo e lui di certo non ha fatto di meglio. Non mostrava mai il suo bene nei miei confronti, era difficile che gli scappasse qualcosa, ma riuscivo a sentirlo comunque. È strano non averlo più qui perché alla fine era lui il punto di riferimento, la luce da seguire ed ora è una stella che indica comunque la strada. La stella più bella e luminosa di tutte. Sicuramente non sarò mai come lui, ma spero veramente di diventare anche solo la metà di ciò che era lui. Cito una frase che non ho scritto io su mio zio e che ho fatto mia “come il suo sorriso, come i suoi occhi… Lui che poteva ‘tirarsela’ perché era un grande manager del ciclismo internazionale. Lui che poteva sentirsi superiore perché pendevano tutti dalle sue labbra. Lui che era un atleta pulito in un mondo sempre più sporco.”

Caterina

 

Io e mio fratello siamo sempre stati tanto in sintonia. Stavamo tanto insieme. Io e Fausto eravamo i fratelli maggiori, nostra mamma era sempre in negozio e così noi dovevamo occuparci di Andrea. Ho 12 anni in più, così me ne occupavo io, in particolare, lui era il piccolino. Io e mio marito, all’epoca fidanzati, andavamo in giro ed eravamo io, lui e Andrea. Lui era contento di esserci, si divertiva. Un’altra cosa che ci ha unito moltissimo sono stati i viaggi perché partivamo e stavamo assieme per una settimana. Mi mancherà per sempre l’andare a New York con lui: c’era appena stato e mi aveva promesso che il prossimo viaggio l’avremmo fatto assieme. Erano sempre tante le cose da fare, ma a sostenermi c’era sempre il suo “te ghe a fa, te ghe a fa”. Ed io ce la facevo sul serio, era un grande motivatore… Non è facile parlare di lui.

Carla

 

Andrea è l’amico che c’è anche se non lo vedi È la parola giusta per tutti, sempre, quando serve È il sorriso stampato in volto anche quando le cose non girano È il conforto che quando c’è lui tutto si sistema È quello che fa tutto ma senza fare chiasso È quella persona alla quale non puoi non voler bene ..e dico che Andrea “è”…..perché tutto di lui è sempre presente nel cuore di tutti noi…..

Andrea Zandonà

 

Ci pensavamo proprio l’altro giorno io e Carla. Andrea aveva un modo tutto suo di ascoltare. Sembrava che lo facesse, ti diceva “sì, è vero, hai ragione” e poi continuava a fare esattamente come se tu non avessi detto niente. Faceva comunque quello che voleva lui, ma con un modo gentile, facendoti sentire ascoltata. Una cosa che gli è sempre piaciuta è FARE, qualsiasi cosa. Un anno si è messo in mente di fare un trittico fatto da tre gare: tra gennaio e febbraio una marcialonga sugli sci da fondo, a giugno la Campagnolo, a settembre ottobre la Maratona di Venezia. Si è allenato duramente tutto l’anno ed ha portato a termine ogni cosa, anche la maratona in 3 ore 45 minuti! Proprio non sapeva stare fermo durante il giorno, poi a casa però il divano era tutto suo! Non si sarebbe mai tirato indietro davanti a una sfida, una cosa che rivedo nella mia figlia più grande che è uguale a suo papà. Ho passato con lui più della metà della mia vita, 22 anni. Ne conoscevo tutti i pregi, ma anche i difetti. In questi giorni penso tantissimo che mi dispiace davvero immensamente che non si possa godere i suoi figli. Tra i tanti impegni è stato poco con loro e pensarlo mi fa proprio male. La piccola non l’ha mai conosciuta ed è così simile a lui! Ho avuto manifestazioni di affetto incredibili nei confronti di Andrea, da parte dei corridori che lo conoscevano bene, dei suoi amici, ma anche di gente che l’aveva appena conosciuto. Mi hanno subissata di mail, telegrammi, lettere, una cosa commovente. Il fatto è che Andrea dava subito la sensazione di persona sensibile, disponibile, sempre con il sorriso. Se pensi a lui pensi a una faccia positiva, sorridente. Aveva anche una sicurezza in se stesso che nessuno di noi ha. Non aveva bisogno dell’approvazione degli altri, quindi aveva una marcia in più nella vita e nel lavoro: non doveva dimostrare nulla agli altri. Per questo si metteva allo stesso piano con tutti, non doveva sentirsi superiore perché era convinto di se stesso. Nella vita e nello sport. Lo prendevo in giro quando andava a certe competizioni: “Dove vai? Arrivi sempre in ultima!”. Ma a lui non importava, sapeva essere forte. Non amava perdere, ma sapeva farlo, senza rimpianti perché sapeva di avercela messa tutta. Nello spirito dello sport. Mi ha insegnato a essere meno permalosa, a dare meno peso all’opinione altrui. Ed io ora cerco di trasmettere questo alle nuove generazioni.

Gloria

 

 

Andrea l’avevo incontrato per scambiare esperienze organizzative sulle granfondo, è diventato subito un amico, poi un socio e qualche anno fa il mio “compare” di nozze. Abbiamo girato il mondo con le nostre bici per scoprire nuovi mondi, nuovi percorsi da proporre a chi ha la stessa nostra passione. Una decina di anni fa insieme abbiamo fondato la società Xevents, oggi Pinarello Travel, con la quale abbiamo portato nel mondo centinaia di ciclisti italiani, dalle Guadalupe a Cuba, in Egitto per anni, a Cipro e da otto anni in Gran Canaria dove a fine febbraio ancora oggi organizziamo la Gran Fondo del Sol. Eravamo sempre insieme, tanto che Gloria mi diceva sempre “dove sea a to morosa?” …Andrea era sempre disponibile per tutti e con tutti, sempre pronto a dare consigli sia in gara che dopo. L’anno dopo la sua scomparsa gli ho voluto dedicare la copertina del magazine della granfondo che organizzo a Feltre: è stata scattata l’anno prima della sua scomparsa, subito dopo aver fatto la Sportful Dolomiti Race lui è salito sul palco e si è messo sul retro a tagliare il salame e il formaggio per fare i panini ai volontari. Un’immagine che esprime al meglio il suo carattere e la sua solarità. Da tre anni a Jesolo organizzo con la Famiglia Pinarello la cronometro a squadre 6xAndrea, sei amici sui pedali per Andrea. L’ultima volta che siamo stati insieme, pochi giorni della sua scomparsa, eravamo andati insieme a Jesolo a fare un sopraluogo del percorso di questa gara che Andrea sognava di organizzare. È diventata realtà. Un omaggio alla sua memoria e alla sua passione per questo bellissimo sport, da praticare con gli amici.

Ivan Piol

 

Grappaberg, il Cansiglioberg, il San Lorenzoberg, delle città e dei paesi che diventavano Trevisoburg e così via. Non tornerò mai più in bici al Nord, è stato un regalo di Andrea e non avrebbe senso andarci senza l’uomo del Nord. Solo per la cronaca ora casa mia è piena di bandierine gialle con il leone delle Fiandre. Voglio infine ricordare Andrea non in bicicletta, non nelle Fiandre e nemmeno in fabbrica, ma semplicemente a fianco a me di fronte al reparto giocattoli di un anonimo autogrill italiano di ritorno dall’ultima trasferta ciclistica francese, intenti a scegliere i regali “giusti” per i nostri figli. Ci siamo guardati, ci siamo sorrisi e gli ho detto. “Ma cosa se ne fa tua figlia Matilde della palla di Hello Kitty?” e lui mi ha risposto: “Ci gioca un po’ e poi ci gioco io!!!”

Andrea Carrer

 

 

“Andrea, mi porteresti a casa la bandierina gialla con il leone delle fiandre?”, risposta: “No!”, la mia mente elabora e pensa “Andrea Pinarello che dice un no!!! Non è possibile”. Allora ritorno alla carica e ribatto “Come no…..perchè?” e lui con il suo solito sorriso: “Vienitela a guadagnare in Belgio!!!”. E’ nato tutto così, con una battuta in un freddo sabato mattina di novembre ovviamente in bicicletta. Per me Andrea Pinarello no è solo l’amico, il compagno di bici di tutti i sabati mattina, è anche l’uomo del Nord. Grazie a lui ho scoperto luoghi mitici dove grandi ciclisti hanno vinto e miseramente perso, dove la natura comanda, dove il vento, il freddo, la pioggia, il caldo, il sole e la neve accompagnano i ciclisti, professionisti e non, ogni aprile di ogni anno. Ho avuto la fortuna di condividere con lui la stessa camera da letto a Brugges potendolo cosi conoscere meglio ed ho avuto solo conferme di quello che già sapevo. Un uomo innamorato di sua moglie e dei suoi figli, un ragazzo che sorrideva alla vita ed un amico umile e disponibile che pensava sempre prima agli’altri e poi a se stesso. Siamo diventati alla fine fiamminghi, ogni sabato nella consueta uscita in bici, storpiavamo assieme il nome delle nostre salite venete che diventavano il Monte Andrea, il mio fratello buono. È sempre stato così, lui era l’uomo gentile, io quello più burbero. Ed è così che lo ricordano tutti: buono, accomodante, sensibile e disponibile. Difficile non pensare a lui in questi giorni febbrili, con la data della Pina sempre più alle porte. La Gran Fondo è stata una mia idea: l’evento che ci voleva per il Marchio Pinarello, ma anche un omaggio a papà nel weekend più prossimo al suo compleanno, il 10 luglio. Andrea ancora non lavorava e la Pina è stato l’inizio del suo coinvolgimento. È arrivato in azienda con il suo carattere socievole ed il sorriso, la parola giusta per tutti, ma anche la mano forte all’occorrenza. Si è fatto rispettare, è riuscito ad imporsi e a rinnovare La Pina dandole la sua incredibile impronta, creando attorno a sé un team fatto prima di tutto da amici. Gente che davvero gli voleva bene. 200 persone che ancora oggi collaborano come volontari per la riuscita della manifestazione, oltre a tante altre persone di ogni ceto sociale che corrono nel nome del marchio Pinarello unite da una maglietta blu, una gran voglia di pedalare assieme e vivere un grande momento di sport. Persone che Andrea se lo ricorderanno per sempre. Sono andato al passo San Boldo l’altro giorno, proprio lì dove Andrea è andato a correre per l’ultima volta. L’ho sentito così vicino…

Fausto