Cos’è il ciak?
Ciak si gira! Ciak, azione! Quante volte hai sentito quest’espressione e ti sei chiesto quale fosse la sua origine e il suo significato?
Fin da piccol* spesso avrai sentito nominare la parola ciak associata alle riprese di un qualsiasi contesto cinematografico. Valerio Lattanzio, regista nel settore cinematografico indipendente, parla del termine Ciak come di una parola breve e d’impatto che indica la tavoletta nera in cui sono scritte in bianco numerose informazioni quali: numero inquadratura, numero ripetizioni dell’inquadratura, titolo film, nome regista e direttore della fotografia. Queste informazioni sono essenziali per la troupe cinematografica ed in particolare per il montatore che può individuare con facilità le scene girate e riuscire ad ottenere il risultato desiderato.
A completare la parte superiore della tavoletta del ciak c’è un’asticella mobile che produce il distintivo suono associato. Questo rumore è utile agli addetti al settore per determinare il fotogramma da cui far partire la colonna sonora.
Origini del termine ciak
Il termine deriva dalla parola inglese clapperboard, utilizzata per la prima volta dal regista australiano Frank Thring negli anni 30’. Il ciak è stato impiegato infatti nella realizzazione dei film con l’avvento del cinema sonoro, intorno agli anni 30, quando l’audio veniva registrato con registratori esterni alla macchina da presa. Esso infatti era utile per sincronizzare immagini e sonoro.
In questi anni il cinema ha subito il suo più grande sviluppo e diffusione e ancora oggi, con gli strumenti informatici, digitali e tecnologici a disposizione il mondo del cinema si è adattato al mercato e continua il suo percorso di cambiamento. Basti pensare anche all’evoluzione fisica del ciak che spesso non è più una semplice tavoletta con gessetti ma una lavagna luminosa con display o altro ancora.
3 Curiosità sul ciak
Ripercorrendo la storia del mondo del cinema si possono osservare alcune curiosità sull’uso del ciak e Valerio Lattanzio ha pensato di riportarne 3 in particolare:
Il regista racconta che, ad esempio, ci sono ciak grandi e piccoli che si possono impiegare in modo differente a seconda della scena da girare. Quelli piccoli sono invece utili per registrare scene con obiettivi stretti.
Un’altra curiosità a cui si può assistere se si è parte del team cinematografico, è quella legata al fatto che i macchinisti (chiamati anche ciacchisti) possono regalare i “ciak fisici” ai componenti della troupe cinematografica.
Infine Valerio Lattanzio ci spiega che esistono due tipologie di ciak: quello statunitense e quello italiano dove quest’ultimo ha l’asticella in basso e un manico, a disposizione per reggerlo meglio.