La buca rattoppata sulla strada Regionale 308
La buca rattoppata sulla strada Regionale 308

Sabato 25 febbraio 2023, i genitori di Giordano Sanginiti, percorrendo per l’ennesima volta la Regionale 308, la “nuova” strada del Santo, dove il 4 febbraio ha perso la vita il giovane di Mirano, si sono accorti che la buca a causa della quale il ventunenne è caduto dalla sua moto Guzzi, finendo fatalmente contro il guardrail, è stata “rattoppata” con dell’asfalto a freddo: un’altra, indiretta ammissione di responsabilità da parte dell’Ente gestore dell’arteria, Veneto Strade appunto.

Da un lato i familiari del ragazzo sono sollevati al pensiero che quella specifica insidia, quanto meno, non provocherà altri incidenti, anche se il resto di quel tratto di strada rimane in “condizioni pietose”, ma dall’altro si sentono traditi. Com’è noto, infatti, il Pubblico Ministero della Procura di Padova, Andrea Girlando, ha aperto un procedimento penale sul tragico sinistro iscrivendo nel registro degli indagati due funzionari di Veneto Strade, gli ingegneri A. B., 37 anni, di Zelarino, responsabile della manutenzione delle strade Regionali e Statali per le province di Padova e Vicenza, e I. Z., 60 anni, di San Donà di Piave, anche lui dirigente responsabile del settore Manutenzione, presso la direzione di Mestre di Veneto Strade.

E, soprattutto, il Sostituto Procuratore aveva disposto una consulenza tecnica cinematica per accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità dell’incidente, con particolare riferimento allo stato di dissesto della strada in questione e alla mancata segnalazione dei pericoli, incarico che avrebbe dovuto conferire mercoledì 22 febbraio al prof. ing. Luigi Cipriani di Verona: il legale della famiglia Sanginiti, l’avv. Davide Ferraretto del foro di Padova, era pronto a nominare l’ing. Pierluigi Zamuner come consulente tecnico di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A..

Il difensore degli indagati, l’avvocato Marco Vassallo, del foro di Venezia, tuttavia, prima ancora che il Pm leggesse i quesiti della consulenza tecnica, ha anticipato l’intenzione richiedere l’incidente probatorio, un accertamento tecnico con un’altra forma giuridico-processuale, disposto direttamente dal Gip, in caso di accoglimento della domanda, e il cui risultato diventerebbe atto di prova a tutti gli effetti del dibattimento, e non (solo) atto di parte, nello specifico della pubblica accusa.
Il magistrato ha quindi sospeso il conferimento del proprio incarico in attesa della decisione del giudice.
L’avvocato Ferraretto, così come hanno poi fatto la famiglia e Studio3A, aveva tuttavia espressamente richiesto che l’accertamento fosse comunque esperito al più presto e, soprattutto, che nel frattempo non venissero alterati i luoghi, memore anche del recente precedente: pochi giorni dopo il sinistro l’Ente gestore aveva aggiunto un cartello di “attenzione buche” un chilometro prima del punto “incriminato”, circostanza provata dai video girati l’indomani della tragedia dal papà e della mamma di Giordano, da cui risulta chiaro che l’unico segnale presente prima era quello piazzato proprio a ridosso di dove il motociclista è caduto, dunque con preavviso zero.

“Ma, nonostante le rassicurazioni fornite in tal senso dal legale di controparte”, si legge in una nota di Studio3A, “l’Ente gestore ha rimesso di nuovo mano alla strada con il rattoppo di asfalto. Una condotta inaccettabile e che non può trovare una giustificazione nell’urgenza di sistemare la buca perché, se così fosse stato, Veneto Strade poteva evitare di frapporre ostacoli al conferimento della consulenza tecnica da parte del Pm: i periti, infatti, erano già pronti a procedere con le operazioni e a quest’ora avrebbero già effettuato il loro sopralluogo”. A questo punto la famiglia del giovane e Studio3A, pur ribadendo tutta la loro fiducia nell’autorità giudiziaria, chiedono precise garanzie che l’inchiesta possa svolgersi con obiettività rispecchiando la realtà dei fatti”.