Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana e da poche settimana anche referente regionale per l’Anci Veneto dei piccoli Comuni, attacca Poste Italiane a causa della drastica decisione di ridurre il servizio di consegna della corrispondenza in 25 Comuni trevigiani. Infatti, in una nota, Poste Italiane aveva fatto sapere che dal primo aprile il modello di recapito della posta avverrà a giorni alterni, come previsto dalla riforma del Servizio Postale Universale.

“Quando si colpisce il servizio postale, si ferisce qualcosa di più di un servizio essenziale alla popolazione: si dà un colpo mortale a molte piccole comunità dove la Posta resta spesso l’ultimo presidio sociale attivo. Volete far morire i piccoli centri? Allora togliete pure il servizio postale”. Queste le parole della Barazza che proprio questa mattina ha scritto alla Regione Veneto, e più precisamente nella persona di Manuela Lanzarin, assessore alle Politiche sociali, chiedendo di riattivare immediatamente il tavolo di confronto regionale in materia, al quale partecipa l’associazione dei Comuni. Tavolo aperto proprio per discutere della fase di sperimentazione e di riorganizzazione concernente anche i servizi aggiuntivi, come proposto da Poste.

Mariarosa Barazza puntualizza che il Tavolo è fermo da un anno e, in vista di questi nuovi fatti, va convocato immediatamente: “Rimango sconcertata dal modus operandi di Poste Italiane. Queste decisioni prese senza nessun confronto con il territorio indicano ancora una volta la mancata consapevolezza dell’azienda che quello che ha in gestione è prima di tutto un servizio pubblico, non un business privato. Sembra che ogni tanto se lo dimentichi, e noi siamo qui per rammentarglielo. Le decisioni che riguardano il territorio non devono mai più essere calate sulla testa dei sindaci senza che nessuno si sia preso la briga di informarli”.

Ma non è la prima volta che Poste Italiane adotta questo metodo, senza confronto; infatti, nel 2016, 12 Comuni trevigiani sui 13, nei quali era prevista la chiusura arbitraria di un ufficio postale periferico, hanno fatto ricorso contro Poste Spa che aveva perso poiché non era stata fatta un’accurata istruttoria «comprensiva anche della fase di necessaria interlocuzione con gli enti locali interessati, e richiede una motivazione idonea a dar conto, oltre che degli esiti di dette interlocuzione, anche della specificità della situazione locale, risultando a tal fine insufficiente sia un rinvio generico e standardizzato ad atti quali il piano di intervento». Questo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza 6712/2016 del Tar del Lazio.