“La vicenda di Riccardo De Pra è il segnale della corsa verso il baratro: avanti di questo passo, la pecora d’Alpago scomparirà dal territorio bellunese”. Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, non usa mezzi termini sulla predazione del lupo che ha colpito l’azienda agricola Doladino a Plois. Lo chef stellato ha dichiarato sul suo profilo Facebook di voler chiudere, dopo questo episodio, l’allevamento della “razza Alpago”, utilizzando d’ora in avanti nel ristorante agnello francese manex tête noire.

Pecora d’Alpago: i rischi per il futuro

“Non mi stupisce l’annuncio dello chef – sottolinea Donazzolo -, di cui condivido dalla prima all’ultima parola. E dirò di più. Quasi tutti gli allevatori della pecora d’Alpago continuano con l’attività dell’allevamento perché hanno impegni legati alle misure di sostegno europee, ma una volta chiusi i loro investimenti cambieranno lavoro. Sparirà la razza ovina autoctona, e non solo quella. La presenza del lupo sui monti bellunesi impedisce di proseguire con qualsiasi attività zootecnica. Da sempre abbiamo sostenuto, come Confagricoltura Belluno, che la convivenza con i lupi non era possibile in un territorio fortemente antropizzato come il nostro. Ma evidentemente gli obiettivi della politica erano quelli di portare le montagne allo spopolamento. Tantissimi avevano animali per tenere puliti i prati, ma adesso non è più possibile farlo. Tanti altri vogliono vendere le case e tornare a valle. Chi può abitare in un posto dove la notte i lupi ululano e assalgono le bestie? Si va verso l’abbandono totale del territorio”.

Le dichiarazioni

Donazzolo ricorda che nel Nord Europa stanno scattando misure preventive per il controllo dei lupi, come la regolazione dei branchi che scatterà dal 1° dicembre in Svizzera. “Da noi, invece, i politici vogliono convincere in tutti i modi la popolazione che è possibile una convivenza con i grandi predatori – affonda Donazzolo -. Da anni ci prendono in giro, come quando ci dicevano, nelle conferenze con i massimi esperti, che il lupo non sarebbe mai stato in grado di riprodursi in maniera consistente. Invece oggi ci troviamo con una dozzina di branchi in circolazione, liberi di vagare e sbranare animali. Evidentemente anche ai cittadini va bene così. Il problema è che è sempre più difficile comunicare ai consumatori le difficoltà di chi vive nelle aree rurali, perché il 90 per cento della gente vive in città. Ma prima o poi, quando non ci saranno più prodotti zootecnici locali, si capirà l’errore madornale commesso nel credere che sia possibile convivere con i grandi predatori. Peraltro, i lupi stanno scendendo sempre più spesso nelle zone a fondo valle, come i cervi e i caprioli. Il territorio diventerà invivibile e anche gli immobili e i terreni perderanno valore”.

In Veneto, dal 2017 al 2020, le predazioni registrate nelle province di Verona, Vicenza, Belluno e Treviso sono state 868. A livello regionale Confagricoltura ha portato più volte la questione all’attenzione sia della politica locale che dei parlamentari europei, evidenziando come l’eccessiva presenza dei grandi carnivori, in particolari lupi, ha causato attacchi sempre più frequenti alle greggi e agli allevamenti, procurando ingenti danni economici alle aziende agricole e pericolo per le comunità dei territori montani.