Sospiro di sollievo per il comparto zootecnico veneto, dopo che l’Ue ha escluso gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla direttiva sulle emissioni industriali.

La proposta di revisione, se fosse passata, avrebbe imposto infatti vincoli tecnici e burocratici anche alle stalle di piccola e media dimensione, equiparandole alle attività industriali.

Allevamenti bovini: le parole di Enrico Pizzolo

“Con il voto della commissione agricoltura all’Eurocamera sono state accolte le richieste di Confagricoltura – sottolinea Enrico Pizzolo, presidente degli allevamenti bovini di Confagricoltura Veneto – , che ha evidenziato l’insostenibilità della direttiva sugli allevamenti. Sarebbe stato inconcepibile, infatti, che stalle da 150-200 bovini come gran parte di quelle che esistono nel territorio veneto, cioè casolari con piccolo allevamento e campi, venissero messe sullo stesso piano delle industrie, che hanno ben altro impatto sull’ambiente. Gli allevamenti bovini hanno ottimizzato negli anni le tecniche di alimentazione animale, in modo da ridurre le emissioni ed efficientare la produzione di carne. Inoltre, sono un perfetto esempio di economia circolare e sostenibile, in quanto le deiezioni sono utilizzate per concimare il terreno in modo naturale, senza prodotti chimici, e per impianti di biogas al fine di produrre energia elettrica. Penalizzarli, quindi, con aggravi sia burocratici che in termini di costi sarebbe stato ingiusto e avrebbe rischiato di compromettere la produttività di imprese già fortemente provate dalle difficoltà di questi anni”.

Il mercato

Il mercato della carne bovina, infatti, sta soffrendo per la flessione dei consumi, dovuta ad una minore disponibilità di spesa delle famiglie in seguito al caro-energia. “L’anno scorso avevamo registrato un aumento del valore della produzione – annota Pizzolo – dovuto all’impennata dei prezzi al consumo, che ha compensato il calo delle vendite. Ora però la contrazione dei consumi si sta facendo sentire maggiormente, perché quando c’è crisi uno dei primi alimenti che viene tagliato è la carne. Che sta diventando un bene di lusso”.

Secondo i dati 2022 di Veneto Agricoltura sono stati 649.000 i capi mandati al macello nella regione. Le quotazioni degli animali da macello hanno avuto un forte rialzo del prezzo medio annuo per le razze pure e gli incroci. Lo Charolaise e gli incroci francesi hanno realizzato un +27,1% (3,2 euro al chilo) sul prezzo medio del 2021, mentre la Limousine ha segnato una crescita del 19,1%, pari a un prezzo medio di 3,37 euro al chilo. L’aumento dei prezzi al consumo è stato del 4%, con una pari riduzione in quantità (-4,5%). L’anno scorso la carne bovina ha confermato una quota del 30% sul totale acquisti domestici di carne, dietro quella avicola (36%).